Tra un’oretta – con l’incontro sulla Fratelli Tutti con il card. Zuppi – inizierà ufficialmente il mio Meeting Rimini. Come al solito tweet, comunicati, agenzie e appuntamenti vari.
Ieri sera – mentre ero in fila per un cascione sotto l’albergo – mi sono accorto che in realtà sono testimone di due Meeting diversi. C’è quello che va dalle otto della mattina in ufficio stampa alle otto di sera, con il gotha della politica, della spiritualità, della tecnologia e dell’impresa italiana. Idee buone, per una volta pacate, incarnate da persone che lontano dai social, dalle pagine dei giornali o dai talk show urlanti sembrano avere gambe per camminare. Ci sono i volontari, ci sono i libri (ottimi libri, che compro a bancali e dei quali riesco a leggere se va bene il 35%), c’è l’impegno sociale.
Poi c’è la sera. Il ritorno in alberghi turistici sul lido occupati da un infiltrato (lavorante) in camicia e completo. Il tentativo di trovare qualcosa da mangiare immerso in una massa di turismo popolare che è il lido di Rimini. Famiglie, signore tanto abbronzate quanto attempate, truzzame riunito dal meridione e dal settentrione, che dopo un anno di lavoro spaccaschiena vitelloneggia nel pieno del suo diritto. Sento, dato che la sera sono lì solo come un cane, i loro discorsi, quasi sempre ben lontani dai temi del Meeting. Sento parlare del lavoro che dovrà ricominciare, della salute, del calcio.
Ecco, prima di iniziare a twittare, ad agenziare, a comunicatare (sic.), penso che sarebbe bello riuscire a unire il popolo della fiera di Rimini con il popolo della spiaggia di Rimini. Capire che temi quali la partecipazione, il futuro, la speranza, l’amicizia, la salute non solo sono importanti pure per quelli della spiaggia, ma che hanno bisogno di loro perché nella civiltà democratica di massa servirebbero davvero tutti, con la loro presenza e impegno. Non solo con deleghe plebiscitarie al capopopolo di turno né, peggio ancora, con il disimpegno, il menefreghismo, l’astensione per stanchezza.
Poi penso – dopo aver invidiato la capacità di chi sa fermarsi e andare in vacanza, dire “per due settimane non faccio niente e vado in spiaggia/montagna/varie ed eventuali” – che in questi giorni ho rivisto qualche vecchio documentario di Piero Angela. Ecco, ci vorrebbero schiere di Piero Angela capaci di spiegare la complessità a tutti, per invitarli a partecipare e a sentirsi coinvolti.